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Casa Futuro | Amatrice

Casa Futuro Amatrice

Immagini

Progetto

Stefano Boeri Architetti con Laudato Si’, Slow Food

Anno

2018

Luogo

Amatrice, Italia

Credits

Progetto:
Stefano Boeri Architetti, Laudato Si’, Slow Food

Soggetti promotori dell'Accordo Programmatico per la ricostruzione del complesso:
Opera Nazionale per il Mezzogiorno d'Italia
Chiesa di Rieti
Regione Lazio
Comune di Amatrice
Commissario straordinario ricostruzione sisma 2016
Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo
Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca
ESA engineering (progettazione degli impianti )

Design Team:
Corrado Longa, Marco Giorgio, Francesca Motta, Marco Neri, Daniele Barillari, Francesca Capicchioni, Francesca Da Pozzo, Sara Gangemi, Elena Gianelloni Mariachiara Mondini, Dragana Mikavica

Il progetto Casa Futuro ideato da Stefano Boeri Architetti prevede la ricostruzione del Complesso Don Minozzi di Amatrice, un luogo storico di grande importanza per la città e per tutto il territorio, colpito dal sisma del 2016. L’intervento si ispira al concetto cardine di Ecologia Integrale espressa nell’Enciclica di Papa Francesco e al dialogo con l’architettura preesistente, progettata da Arnaldo Foschini negli anni ’20 per ospitare gli orfani di guerra e successivamente danneggiata in modo gravissimo dal terremoto.

La prima ispirazione per il nuovo complesso è stata appunto quella di rafforzare l’idea di spazi di comunità, così come erano stati pensati da Padre Giovanni Minozzi: luoghi di culto, ma anche di studio e aggregazione, immaginati come spazi semi-collettivi dedicati a nuove funzioni, quali servizi civici, vita comunitaria e ospitalità.
La Casa Futuro ritorna in questo modo ad essere nuovamente il motore di una rinnovata vita sociale, così come lo fu nel primo Dopoguerra, progettata con le caratteristiche di un incubatore di ricerca tecnologica e laboratorio permanente di una nuova sensibilità ambientale, in grado di guidare la rinascita del territorio in cui si trova.
Il disegno complessivo dell’area pone peraltro grande attenzione all’inserimento paesaggistico-ambientale dell’intervento – considerando le peculiarità legate al Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga – con un impatto ridotto al minimo: le superfici verdi costituiscono il 40% del totale e il progetto di paesaggio mira a definire spazi aperti con usi differenziati, alternati ad ampie aree verdi che caratterizzano il complesso.

Il progetto architettonico mantiene e rielabora gli elementi caratteristici del disegno originale, lavorando appunto soprattutto sugli spazi aperti, sui porticati al piano terra, sul disegno delle facciate e sull’allineamento con la chiesa di Santa Maria Assunta, la Fontana delle Pecore e la Torre Civica di Amatrice, per valorizzare la connessione urbana con il complesso.

Pensata come un luogo di accoglienza e formazione aperto alle nuove generazioni, Casa Futuro si articola in quattro macro aree caratterizzate da un impianto a corte, forma architettonica legata al concetto di accoglienza e collettività.

La Corte Civica, nella zona nord del sito, si sviluppa su due livelli fuori terra che ospitano funzioni di carattere amministrativo quali la sede comunale, una sala polifunzionale e una biblioteca pubblica. Di forma rettangolare e aperta sul lato corto, accoglie la Fontana delle Pecore, opera del Monteleone.

La Corte del Silenzio, nella parte centrale del sito, è sviluppata su due piani fuori terra e ospita la Casa Madre dell’Opera Nazionale, con le residenze dei religiosi, una struttura di accoglienza e assistenziale da destinare a casa di riposo, e alcuni ambienti di carattere museale e liturgico.

La Corte dell’Accoglienza, nell’area ad ovest del sito, è principalmente dedicata a funzioni di ospitalità per i giovani, con sale ricreative, mensa e sale per la formazione. È inoltre previsto il ripristino della funzione del teatro/auditorium per ospitare eventi, convegni e spettacoli.

La Corte delle Arti e del Mestieri si sviluppa su un unico livello fuori terra e ospita prevalentemente laboratori didattici e spazi di trasformazione dei prodotti provenienti dalle filiere locali.

Un aspetto cardine del progetto è lo studio delle facciate. Partendo dal disegno degli anni ’20, caratterizzato da grandi aperture geometriche regolari, si è cercato di reinterpretarne il linguaggio, adattando il complesso alle nuove destinazioni d’uso; in particolare, l’alternanza di pieni e vuoti nel disegno delle facciate valorizza un costante rapporto tra interno ed esterno e un diretto contatto tra essere umano e natura vivente, nella prospettiva di biodiversità sottolineata anche dall’Enciclica.
L’utilizzo di materiali locali unito al riutilizzo del 60% del volume totale delle macerie per sottofondi stradali e impasto dei pannelli di facciata – unito a uno studio preventivo che mira al recupero e riutilizzo in situ del maggior numero di detriti possibili – costituisce un altro fattore di qualità e rispetto del patrimonio storico da parte del nuovo progetto.

L’impiego di tipologie costruttive antisismiche, il reimpiego delle terre da scavo, la gestione puntuale delle acque meteoriche e la presenza di 930 pannelli fotovoltaici integrati in copertura, così come il recupero dell’ex fattoria e del silo adiacente – conservati con le funzioni originali come elementi della memoria dell’area – contribuiscono a ridurre notevolmente l’impatto ambientale del progetto.

Nel complesso, il progetto non si limita alla definizione di una nuova pianificazione urbana risultante dall’insieme degli interventi previsti, ma vuole sollecitare una riflessione sul rinnovato assetto strategico, in termini di nuove destinazioni d’uso, dotazione di attrezzature e servizi e gestione futura del complesso, riflettendo sul relativo ruolo che il territorio può tornare ad assumere.

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