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Sul Shawati’ – un magazine bilingue arabo-inglese di stampo internazionale, con focus di arte e cultura con sede ad Abu Dhabi – un ampio articolo che racconta l’approccio di Stefano Boeri e del suo studio Stefano Boeri Architetti nei confronti di un’architettura in grado di ospitare la vegetazione in qualità di abitante, al pari dell’essere umano. Noto per il Bosco Verticale di Milano, l’architetto propone un nuovo modello di successo, alla ricerca di un’alleanza tra natura e città in grado di ridefinire il rapporto tra l’uomo e le altre specie viventi.

Considerato che le città consumano il 75% delle risorse naturali, rappresentano oltre il 70% delle emissioni globali di CO2 e determinano in gran parte il riscaldamento globale medio della superficie del pianeta, la crescita di più alberi e piante può prendere parte alla soluzione, assorbendo quasi il 40% delle emissioni di combustibili fossili. La creazione di nuovi tetti verdi, pareti, facciate, orti, parchi e corridoi ecologici può aiutare a impedire che le temperature globali aumentino oltre i 2 °C.

La sfida e la ricerca di nuove soluzioni vengono ulteriormente incrementate poiché Stefano Boeri Architetti sta attualmente ampliando la visione a scala urbana, sviluppando un sistema autosufficiente e rispettoso dell’ambiente: la Smart Forest City di Cancun, in grado di ospitare ettari di vegetazione all’interno di un sistema di economia circolare alimentata da pannelli solari.

La forte necessità – di cui l’architetto si fa portavoce – è quella di “iniziare a considerare la natura in un modo diverso, come parte del nostro modo di vivere sul pianeta. Siamo entrati in un nuovo periodo di vita nel futuro della città in cui non possiamo semplicemente perimetrare la natura vivente all’interno della città creando parchi e giardini; non possiamo semplicemente dirlo vivere la natura fuori”.

Per leggere l’intero articolo, consultare il numero di marzo-maggio di Shawati’, 2020.