Ecosistema culturale e ambientale che si alimentano a vicenda: sarebbe il circolo virtuoso generato se per ogni libro pubblicato si piantasse un albero. Nella città della casa editrice o dell’autore (per i best seller, più di uno). Avremo così nuovi boschi urbani, secondo l’analisi che il giornalista Luca Mastrantonio pubblica su Sette, che implicherebbe anche più ossigeno e più consapevolezza del consumo di carta.
Mastrantonio sottolinea l’impatto, ecologico e simbolico, di piantare un albero per ogni nuovo titolo pubblicato, fare una foto e condividerla sui social, hashtag #piantalibro sia per esordienti sia per autori di successo. Non per produrre carta (servono alberi specifici, grandi quantità, il ciclo è lungo) ma per migliorare la qualità dell’aria, del paesaggio, della nostra cultura. Se ne potrebbe fare carico l’editore, sfruttando le agevolazioni fiscali già esistenti (che coprono una gran parte dei costi) per sponsorizzare aree verdi pubbliche.
Per il prossimo governo un suggerimento: rinnovare l’ecobonus già previsto per il 2018 e proseguire un percorso di forestazione urbana che l’architettura e l’arte contemporanea hanno già intrapreso. A Milano Stefano Boeri ha vinto la scommessa del Bosco Verticale, proponendo un dispositivo architettonico di successo: in poche centinaia di metri quadri di superficie urbana, le due torri producono l’equivalente di 20.000 metri quadri di bosco. Se circa 350 alberi sono un bosco da 1 ettaro, gli 800 alberi del BV di Milano corrispondono a più di 2 ettari di verde in piano. Lo schema può essere applicato anche in altre aree congestionate, contribuendo a ridefinire lo standard abitativo tra umani e alberi all’interno della città: Boeri prevede per ogni umano 2 alberi, 8 arbusti e 40 cespugli.
E mentre ai piedi del Bosco Verticale sta sorgendo la Biblioteca degli Alberi, per il 2030 si auspica che Milano possa raddoppiare il numero di alberi e superfici verdi e porsi come leader europea della forestazione.