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Seeds of Culture | Slow Village

Seeds of Culture Slow Village

Immagini

Luogo

Anrenqiyan Village, Chengdu, Sichuan Province

Anno

2018

Commissione

Concept design

Credits

Partners:
Stefano Boeri
Yibo Xu

Project Director:
Pietro Chiodi

Project Architect:
Claudia Scaglioni
Moataz Faisal Farid

Design Team:
Huang Zhiyang
Jiang Linhong
Krista Skujina

Graphic Content:
Cecilia Picello

PR and Communication:
Dong Li
Gong Ting
Xie Ying

Collaborators
Rendering: Lifang
Maquette: Sebastiano Conti Gallenti

Slow Food Freespace è il progetto-pilota per il primo Slow Village sviluppato in collaborazione con Slow Food Movement, presentato da Stefano Boeri Architetti in occasione della sedicesima Biennale di Architettura di Venezia, all’evento Across Chinese Cities. Partendo dalla grande visione di Slow Food China di favorire un’economia agricola che valorizzi le culture e i prodotti locali, il progetto si compone di una scuola, una biblioteca ed un piccolo museo. Tre epicentri culturali, denominati Seeds of Culture, permettono di costruire i nodi di una infrastruttura diffusa che permetta a milioni di agricoltori cinesi di investire sul futuro dei loro territori rurali invece di abbandonarli per trasferirsi nelle periferie metropolitane. Offrendo migliori condizioni culturali, economiche, architettoniche e ambientali ad una galassia pulviscolare di comunità locali, l’intervento punta infatti a contrastare con forza l’emigrazione sempre crescente degli ultimi anni verso le grandi città cinesi, e la conseguente omologazione delle specificità culturali legate alla ricchezza del territorio.

La scelta di valorizzare i villaggi agricoli con un sistema di piccoli ma preziosi catalizzatori delle culture locali – in grado di migliorare la vita dei residenti – si manifesta come una necessità ineludibile dell’architettura di affrontare la velocità dell’evoluzione anche alimentandola con la ricchezza del passato, capace di infondere sostenibilità alla vita quotidiana contemporanea. L’incontro tra Stefano Boeri Architetti e Anhua Chen, Capo Progetto di Slow Villages Co-building, permette la collaborazione ad una visione di progetto e territorio condivisa e concreta da cui scaturisce un programma fortemente connesso con l’attualità politica e sociale. L’intervento interpreta l’architettura come un dispositivo territoriale poroso, capace di assorbire e riattivare il ricco e variegato patrimonio tangibile e intangibile delle civiltà rurali cinesi, preservandone le caratteristiche per proteggerne la diversità culturale. Localizzato a Qiyan, nella provincia sud-occidentale del Sichuan, il primo Slow Village cinese nasce da una visione aperta e collaborativain cui Stefano Boeri Architetti China mette gratuitamente a disposizione le idee progettuali e il know-how tecnico necessari alla costruzione del villaggio dei primi dispositivi-pilota: la libreria, la scuola e il museo. Come un unico volàno organico, i tre catalizzatori agiscono per alimentare non solo la cultura della preparazione, del consumo e dell’offerta del cibo, ma anche le tradizioni popolari antiche e radicate, così come le piccole e penetranti storie individuali. Gli sforzi significativi compiuti dalla Cina negli ultimi decenni – in relazione alle questioni urbane – mostrano la maggiore attenzione indirizzata alla poliedricità di espressioni, tradizioni e patrimoni della campagna, valorizzandone e amplificandone la naturale ricchezza. Il programma, infatti, si propone di condensare un’offerta forte e attrattiva, indirizzata verso l’universo vasto della conoscenza e del turismo cinese e internazionale.

La strategia consiste nell’utilizzare tre progetti prototipo che possono evolversi e adattarsi ai diversi requisiti del programma e alle condizioni del sito, aiutando i residenti a comprendere l’importanza e il valore di questi aspetti, rendendoli consapevoli della connessione tra il patrimonio storico e la crescita economica e la cura per la conservazione del loro ambiente. Ogni edificio – il museo, la scuola e la biblioteca – mira a raffinare la bellezza dell’architettura tradizionale e dei suoi dintorni, nonché a rafforzarne l’identità. Il museo funziona come un collettore della memoria della cultura locale: è radicato nell’ambiente e nasce da un edificio preesistente cui viene aggiunto un volume per implementare la funzionalità e visibilità. Con la sua forma, l’edificio forma una piazza che abbraccia il villaggio ed uno spazio pubblico aperto al servizio della comunità.

La scuola è il nodo per la crescita e lo sviluppo delle giovani generazioni, disegnata come una reinterpretazione del cortile tradizionale cinese: un’architettura introversa chiusa dall’esterno con un muro continuo di mattoni, e completamente aperta al nucleo centrale, con una facciata di vetro attorno al cortile che collega le aule con l’esterno creando un parco giochi protetto per i bambini. La biblioteca si mostra come il divulgatore di cultura e conoscenza: un nuovo edificio, peculiare per la sua forma, si collega all’ambiente con l’uso di materiali naturali. Il piano terra è completamente aperto e trasparente, collegato sia al villaggio che alla campagna. Al contrario, il piano superiore è un luogo intimo, disegnato come un tempio della cultura dove concentrarsi.