Nel 1982 l’artista tedesco Joseph Beuys accumulò davanti al Museo Federiciano di Kassel un triangolo formato da 7.000 pietre di basalto.
Ognuna di quelle pietre doveva servire a piantare un albero.
Chiunque, versando una somma di denaro, poteva “adottare” una di quelle settemila pietre; la somma ricavata sarebbe servita a piantare una quercia.
Così, giorno dopo giorno, il mucchio di pietre andò riducendosi fino a scomparire, e settemila nuove querce, con alla base una di quelle pietre di basalto, comparvero nelle strade, nelle piazze, nei viali della città di Kassel. Come Friedensreich Hundertwasser, come gli architetti fiorentini del movimento radicale, Joseph Beuys ci ha indicato la grande sfida dei prossimi decenni: trasformare le rocce in alberi significa infatti trasformare le case e le strade in luoghi abitati da migliaia di specie viventi. Significa immaginare un’architettura che non “ospiti” o “recinti” porzioni di natura, ma che nasca insieme con la natura stessa. Significa imparare a convivere con gli alberi, con la loro presenza e i loro ritmi di crescita, e con la loro straordinaria capacità di ospitare e far vivere, anche nelle zone più inquinate e congestionate del mondo urbano, la ricchezza delle specie viventi.